Il peccato entra nel mondo

Guai oggi parlare di “peccato”. Non si devono creare “sensi di colpa”, e l’idea di un peccato è diventata un tabù. Ma se non c’è il peccato, a cosa serve un rimedio? A cosa serve la redenzione? A cosa serve la morte di Gesù sulla croce? Conoscere gli eventi della Genesi e come il peccato è entrato nel mondo è fondamentale per comprendere la salvezza descritta nel nuovo testamento. Paolo nelle sue lettere, quando parla del peccato fa esplicito riferimento al capitolo 3 della Genesi. Anche la presenza del diavolo non è creduta oggi. Nell’ Apocalisse il diavolo è chiamato Serpente antico, proprio in riferimento agli eventi della Genesi.

Leggiamo dal capitolo 3 del libro della Genesi il versetto 1:
Il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che Dio il SIGNORE aveva fatti. Esso disse alla donna: «Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessun albero del giardino?».

Satana è un essere molto astuto che modifica il suo atteggiamento a seconda delle circostanze. Lo troviamo nella Bibbia nei panni di un “Leone ruggente”, oppure di un “Angelo di luce”. Nella genesi è nella forma di un serpente, molto astuto. Il suo obiettivo è di rompere l’armonia tra Dio e gli uomini e per fare ciò sceglie bene la sua tattica. Innanzitutto, si rivolge alla donna, la persona più debole e facile da ingannare. Ricordiamoci sempre che Satana colpisce sempre i nostri lati più deboli, e sono quelli che ognuno di noi deve rinforzare per avere una vita spirituale vittoriosa. Poi Satana introduce una incertezza, un dubbio e subito presenta la sua versione delle cose, ovviamente è una versione falsa, una menzogna. Con essa cerca di screditare Dio, insinuando che Dio è geloso degli uomini.

Leggiamo dal capitolo 3 del libro della Genesi i versetti da 2 a 6:
La donna rispose al serpente: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete”». Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male». La donna osservò che l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò.

Eva accetta il confronto con Satana e qui commette il suo primo errore. Con un simile nemico non si deve “Intavolare un dialogo”, mostrarsi aperti o disponibili ad ascoltare. Il rischio che noi corriamo è di cadere nei suoi tranelli, perché è più scaltro di noi. Così quando noi ci esponiamo alla tentazione rischiamo di fare una brutta fine, perché siamo deboli, anche quando ci crediamo forti e capaci di resistere. Ora che Eva ha sentito una seconda versione dei fatti, comincia a soppesare le opzioni e per farlo utilizza proprio i suoi sensi, ciò che in lei è più debole. Infatti si accorge che il frutto proibito era “buono”, era “bello” ed era “desiderabile”. Queste sono le tre tentazioni con cui ancora oggi Satana ci attacca.

Giovanni nella sua prima lettere al capitolo 2 versetto 16 descrive con altre parole le stesse tentazioni, mettendo a nudo l’animo umano:
“Poiché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo.”

Eva prova a ribattere, ma lo fa in modo impreciso; dice infatti erroneamente che il frutto non doveva essere toccato, e non dà il giusto peso alle conseguenze previste da Dio. Adamo, pur presente alla scena, è latitante, e quindi il primo peccato è entrato nel mondo e da ora in poi non sarà più tutto come prima. Che tristezza!
Paolo nella lettera ai Romani dice al versetto 12 del capitolo 5:
“Perciò come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato .. ”

Indubbiamente fu Eva ad essere tentata, ma lei ha una attenuante: è stata ingannata. Invece il patto con Dio di cui abbiamo letto nel capitolo 2 era stato fatto con Adamo, e a lui Dio si era rivelato in modo particolare. Anche Paolo nella lettera ai Romani parla della “trasgressione di Adamo” e dice anche che “per mezzo di lui” il peccato è entrato nel mondo. La sua responsabilità è grande e anche Dio cercherà Adamo e a lui chiederà conto di quello che è successo.

Leggiamo dal capitolo 3 del libro della Genesi i versetti da 7 a 13:
Allora si aprirono gli occhi ad entrambi e s’accorsero che erano nudi; unirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture. Poi udirono la voce di Dio il SIGNORE, il quale camminava nel giardino sul far della sera, e l’uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il SIGNORE fra gli alberi del giardino. Dio il SIGNORE chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?» Egli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto». Dio disse: «Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell’albero, che ti avevo comandato di non mangiare?» L’uomo rispose: «La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato». Dio il SIGNORE disse alla donna: «Perché hai fatto questo?» La donna rispose: «Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato».

A questo punto cominciamo a vedere le prime grandi conseguenze dell’entrata del peccato nel mondo.
La prima è la rottura del rapporto con Dio. Dio passeggia nel giardino dell’Eden, ma gli uomini si nascondono ed hanno paura di Lui. Inoltre si accorgono delle loro nudità e provano vergogna. La seconda conseguenza è che si altera il loro rapporto di coppia. Alle richieste di spiegazioni da parte di Dio assistiamo ad un rimpallo delle responsabilità. È stata la donna” dice Adamo. È stato il serpente” dice la donna. Si comincia ad intravedere il mondo di oggi, dove le persone si nascondono e non vogliono confrontarsi con Dio e dove il rapporto uomo-donna è pesantemente deteriorato. Quante volte di fronte al peccato, anziché assumerci responsabilità e confessarlo, lo scarichiamo su qualcuno. È un segno della presenza del peccato in noi. Ci sentiamo sempre innocenti. Ma innocenti non siamo più da quel giorno. Dimentichiamo che l’innocenza è stata perduta per sempre e ora possiamo sperare solo nell’opera salvifica di Dio.

Leggiamo dal capitolo 3 del libro della Genesi i versetti da 14 a 19:
Allora Dio il SIGNORE disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, sarai il maledetto fra tutto il bestiame e fra tutte le bestie selvatiche! Tu camminerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno». Alla donna disse: «Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te». Ad Adamo disse: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall’albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l’erba dei campi; mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai».

Il serpente viene maledetto da Dio, senza se e senza ma. Dio non entra in trattative con Satana. Ma contemporaneamente nel versetto 16 troviamo una luce, una speranza. Dio preannuncia una redenzione futura, operata da un discendente di Eva, un uomo (progenie della donna), che schiaccerà il capo di Satana. È il primo annuncio di un Messia che viene a portare rimedio al disastro causato. Sta parlando del nostro Signore Gesù. Il peccato entrato nel mondo porta dolore per la donna al momento del parto, ma porta anche il “dominio “dell’uomo sulla donna. Oggigiorno vediamo come questo dominio è costantemente presente e che le donne lo subiscono da secoli.  È una cosa orribile, che va combattuta, e che non ha il consenso di Dio. Penso però che questa è una maledizione, conseguente alla presenza del peccato, e che fino a che vivremo in un mondo di peccato, questa maledizione sarà sempre presente sulla terra. Anche l’uomo ha delle conseguenze. Dio accusa lui di non aver ascoltato la Sua voce. Quante persone oggi pensano di poter snobbare la parola di Dio.

Dice Giovanni nel suo vangelo al capitolo 12, versetto 48:
“Chi mi respinge e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica, la Parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell’ultimo giorno.”

L’uomo lavorerà con fatica la terra, mangerà il pane con il sudore del suo volto, e la sua vita si riempie di affanno e ansia. Ed infine torna alla polvere da cui è venuto. La morte è entrata nel mondo.

Anche l’ambiente e la natura hanno delle conseguenze. Il suolo sarà maledetto e compaiono spine e rovi. Com’è diverso ora il mondo rispetto al giardino dell’Eden, dove Dio camminava in mezzo agli uomini, dove c’era armonia fra gli uomini, dove non c’erano malattie né morte e dove gli animali vivevano assieme, senza sbranarsi per sopravvivere.

Paolo, nella Lettera ai Romani capitolo 8, versetti 21 e 22 descrive così la situazione della natura in rapporto al peccato: “…nella speranza che anche la creazione stessa sia liberata dalla schiavitù della corruzione … Sappiamo infatti che fino ad ora tutta la creazione geme ed è in travaglio.”

Leggiamo dal capitolo 3 del libro della Genesi i versetti da 20 a 24:
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché è stata la madre di tutti i viventi. Dio il SIGNORE fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì. Poi Dio il SIGNORE disse: «Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, quanto alla conoscenza del bene e del male. Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre». Perciò Dio il SIGNORE mandò via l’uomo dal giardino d’Eden, perché lavorasse la terra da cui era stato tratto. Così egli scacciò l’uomo e pose a oriente del giardino d’Eden i cherubini, che vibravano da ogni parte una spada fiammeggiante, per custodire la via dell’albero della vita

Per nascondere la vergogna dell’uomo e il suo peccato, Dio provvede un primo rimedio. Fa delle tuniche di pelle per coprire le nudità. È un primo atto della grazia di Dio. Ma per fare questo ha dovuto uccidere un animale. E questo fa pensare alla necessità di un sacrificio. Sarà poi il sacrificio di Cristo e la sua morte in croce che metterà nuovamente pace tra gli uomini che credono in Lui e Dio. Così l’uomo è stato scacciato dalla presenza di Dio, lontano dall’albero della vita, e con la prospettiva della morte.

Ora viviamo nel tempo della “pazienza di Dio”. Dio attende che l’uomo riconosca il suo peccato e si affidi a Lui, credendo in Gesù Cristo, l’unico Salvatore. Il tempo della “pazienza di Dio” non durerà all’infinito. Dio vuole ripristinare il suo progetto e avere comunione con noi, come nell’Eden. Come rispondiamo a questa offerta di salvezza?

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