Dio crea la donna

Leggiamo dal libro della Genesi, Capitolo 2, dal versetto 4 al 7
Queste sono le origini dei cieli e della terra quando furono creati. Nel giorno che Dio il SIGNORE fece la terra e i cieli, non c’era ancora sulla terra alcun arbusto della campagna. Nessuna erba della campagna era ancora spuntata, perché Dio il SIGNORE non aveva fatto piovere sulla terra, e non c’era alcun uomo per coltivare il suolo; ma un vapore saliva dalla terra e bagnava tutta la superficie del suolo. Dio il SIGNORE formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente.

Qui iniziala seconda cronaca della Creazione. E’ un racconto più centrato sul uomo che su Dio, dove Dio è visto più vicino all’uomo e meno come essere trascendente. Lo troviamo che usa la terra per creare l’uomo e mentre fa il giardiniere, piantando le piante del giardino. Il testo riporta temi già trattati: La presenza di un inizio delle cose; la creazione di ogni cosa dal nulla; poi ci parla dell’ecosistema ed infine della creazione dell’uomo dalla polvere.

Leggiamo ora sempre dal capitolo 2 i versetti da 8 a 17
Dio il SIGNORE piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi pose l’uomo che aveva formato. Dio il SIGNORE fece spuntare dal suolo ogni sorta d’alberi piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi, tra i quali l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, e di là si divideva in quattro bracci. Il nome del primo è Pison, ed è quello che circonda tutto il paese di Avila, dove c’è l’oro, e l’oro di quel paese è puro; qui si trovano pure il bdellio e l’ònice. Il nome del secondo fiume è Ghion, ed è quello che circonda tutto il paese di Cus. Il nome del terzo fiume è Chiddechel, ed è quello che scorre a Oriente dell’Assiria. Il quarto fiume è l’Eufrate. Dio il SIGNORE prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse. Dio il SIGNORE ordinò all’uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai».

Dio fa qualcosa di speciale per l’uomo e pianta un giardino, il cosiddetto Eden. Questo giardino è segno dell’amore di Dio per l’uomo. In esso si assiste ad una convivenza dell’uomo con Dio, che parla con lui e crea un rapporto di estrema fiducia e comunione con lui. Questo periodo della storia dell’umanità è chiamato “Periodo dell’innocenza”. Adamo ed Eva sono infatti come due bambini, che vivono alla presenza del loro padre e che conoscono solo la Sua voce. Questo periodo (detto anche “Dispensazione”) terminerà dopo la caduta e l’entrata del peccato nel mondo. Nel corso della storia dell’umanità, il rapporto di Dio con gli uomini cambierà più volte. Ad esempio, oggi viviamo nel tempo della “Grazia” o della “Chiesa”. Dio oggi si manifesta infatti attraverso la lettura della sua Parola ed il rapporto dell’uomo con Lui è fatto di ascolto e di preghiera

Nel giardino piantato da Dio sono presenti due alberi.
Il primo è l’albero della vita, i cui frutti facevano vivere per sempre. Simbolicamente rappresenta la comunione con Dio.
Genesi 3, versetto 22 ci dice che dopo la caduta, l’uomo viene cacciato dal giardino e l’accesso a questo albero venne impedito: Dio, infatti, dice “Guardiamo che egli (l’uomo) non stenda la mano e prenda anche del frutto dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre.”

L’albero della vita lo ritroveremo nella Gerusalemme celeste, al termine dell’opera di redenzione. Questo lo insegna il libro dell’Apocalisse, dove nel capitolo 22 troviamo scritto che in mezzo alla piazza della città (ovvero la Gerusalemme celeste) e sulle due rive del fiume stava l’albero della vita. Esso dà dodici raccolti all’anno, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni.

Nell’Eden c’è un secondo albero; è l’albero della “conoscenza del bene e del male”. Nella sua innocenza l’uomo conosceva solo il bene che gli era trasmesso da Dio. Ma lui, mangiando questo frutto è stato in grado di scegliere tra il bene ed il male. Questa è una caratteristica che distingue gli animali dall’uomo. Il leone segue le leggi della natura: ti sbrana se ha fame, altrimenti ti lascia stare. Il leone non ha mangiato quel frutto. L’uomo invece, dopo la sua caduta, sarà in grado di scegliere di operare secondo il bene, oppure secondo il male. Può infatti uccidere sua madre, o suo figlio (male estremo), ma può anche decidere di perdonare un suo nemico (bene estremo). Lui può scegliere tra il bene e il male, tra la giustizia e l’ingiustizia. Tutti noi sappiamo che l’uomo è così e da lui ci si può aspettare ogni cosa, bene e male. E tutti noi oggi siamo nella condizione di Mosè, quando Dio gli disse: “io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva.” (vedi Deuteronomio 30:19)

Il giardino dell’Eden si trovava nella Mesopotamia ed era ricco di vegetazione, ma anche di minerali preziosi. Era un luogo di grande ricchezza e abbondanza, e non è un caso che oggi proprio quelle terre sono le più ricche di petrolio. Per l’uomo era un luogo di riposo, e privo di tensioni, perché la più grande ricchezza era la comunione con Dio. Tuttavia, Dio non vuole crescere l’uomo solamente come un figlio viziato, ma gli dà il compito di curare e custodire il giardino dell’Eden. “Assoggettare la terra” significa proprio questo. Lo educa, cioè, ad una responsabilità ed è la stessa responsabilità che dovremmo sentire ognuno di noi nei confronti del creato.

Dio poi stabilisce un patto con l’uomo. Il patto ha la finalità di proteggere l’uomo, e non di creargli un percorso ad ostacoli. In questo caso il limite stabilito da Dio serve a prevenire la sua morte. Tuttavia, anche il patto che Dio fa, è una dimostrazione del grande amore che Egli aveva per l’uomo. Vediamo infatti che l’annuncio di questo patto è composto da due parti distinte. Nella prima parte Dio offre all’uomo la possibilità di mangiare di ogni frutto presente nel giardino. E’ un segno della Sua grazia: in tutta la Bibbia Dio offre all’uomo abbondanza e non vuole per noi una vita stentata, ma gioiosa, dove noi viviamo nella gratitudine verso di Lui. Nella seconda parte stabilisce il limite, che purtroppo gli uomini non hanno saputo rispettare.

Leggiamo ora dal versetto 18 al 25
Poi Dio il SIGNORE disse: «Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto a lui». Dio il SIGNORE, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli del cielo, li condusse all’uomo per vedere come li avrebbe chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l’uomo gli avrebbe dato. L’uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi, ma per l’uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui. Allora Dio il SIGNORE fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormentò; prese una delle costole di lui, e richiuse la carne al posto d’essa. Dio il SIGNORE, con la costola che aveva tolta all’uomo, formò una donna e la condusse all’uomo. L’uomo disse: «Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo». Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne. L’uomo e sua moglie erano entrambi nudi e non ne avevano vergogna.

Nel mondo creato da Dio, definito “molto buono”, Dio vede la solitudine dell’uomo come una   imperfezione, alla quale vuole riparare. Lui che nella trinità vive un la comunione fra tre persone distinte, vuole anche per l’uomo la possibilità di comunicare.
Per questo crea la donna, un aiuto adatto a lui. Il testo ci insegna che ha preso una costa dell’uomo (ossa delle mie ossa), ma la traduzione è un po’ forzata.
La parola nel testo originale fa riferimento ad “una metà”.  E’ facile per noi oggi pensare che, essendo l’uomo geneticamente X e Y, egli abbia preso la X per creare la donna (che appunto è formata da due X).

Adamo si dimostra soddisfatto. Quindi la donna viene dall’uomo. Questo può farci pensare che la donna abbia meno valore dell’uomo? Nel capitolo 1 abbiamo letto che Dio ha creato l’uomo a Sua immagine e somiglianza, e l’ha creato maschio e femmina. Entrambi quindi ad immagine di Dio, quindi con lo stesso valore. Dopo la caduta nel capitolo 3 di Genesi, al versetto 20 è scritto che:

“L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché è stata la madre di tutti i viventi”

Allora la donna viene dall’uomo, ma ogni uomo viene da una donna. È un po’ come voler decidere se viene prima l’uovo o la gallina. La realtà è che entrambi vengono da Dio, e il loro valore è identico. Nel nuovo testamento Paolo parla di questo aspetto e definisce una gerarchia.
Leggiamo dal capitolo 11 della prima Lettera ai Corinzi alcuni versetti:
Versetto 3 “Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l’uomo e che il capo di Cristo è Dio”

Qui Paolo fa un riferimento a una differenza di ruolo, non di Valore. Dio padre e Dio figlio sono entrambi Dio, pertanto il loro valore è identico; cambia il loro ruolo. Per esempio, uomini e donne hanno ruoli diversi, nella famiglia, nella chiesa. Ma mai hanno un valore diverso!

Versetto 8 “Perché l’uomo non viene dalla donna, ma la donna dall’uomo, e l’uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo.”

Può non piacere ma questa è l’origine e lo scopo della creazione della donna. Ma ricordo che questo non sminuisce affatto il valore della donna.

Versetto 12 “Infatti, come la donna viene dall’uomo, così anche l’uomo esiste per mezzo della donna e ogni cosa è da Dio”

Il valore è identico. Entrambi vengono da Dio e sono Sua immagine e somiglianza. Infatti, nel capitolo 1 di Genesi, Dio dice all’uomo di assoggettare la terra e di dominare sugli animali. Non dice di dominare sulla donna! Il dominio dell’uomo sulla donna è un frutto del peccato e il sistema maschilista che vediamo oggi è frutto della maledizione descritta in Genesi 3:16:

“…i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te.”

Paolo parlando agli Efesini, nel capitolo 5 della sua lettera sottolinea quale deve essere il rapporto tra uomo e donna nel matrimonio. Qui troviamo scritto che le mogli stiano sottomesse ai propri mariti, come al Signore e che il marito è il capo della moglie, come anche Cristo è il capo della chiesa. Troviamo anche scritto che i mariti devono amare le proprie mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei.

Alla “sottomissione” della moglie, Paolo contrappone una “dedizione totale” del marito alla moglie. Il marito, come Cristo ha fatto con la chiesa, dovrebbe lavare i piedi alla moglie, morire sulla croce per lei. Sono entrambi ruoli di completa dedizione all’altro, rapporti umili, dove la parola che guida i nostri atteggiamenti è “dono” totale di sé stesso all’altro. Questo è il modello voluto da Dio nel rapporto tra marito e moglie. Non rivendicare diritti, autonomie e libertà, ma amore totale, fino al sacrificio di sé. Solo questo è il segreto per il buon funzionamento di una relazione matrimoniale.

Infine, Dio istituisce il matrimonio. Unisce la prima coppia in un’unica carne. Questo versetto è citato sia da Gesù che da Paolo.
Nel Vangelo di Marco, ad esempio, nel capitolo 10, i versetti da 7 a 9 è scritto:
Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne. Così non sono più due, ma una sola carne. L’uomo, dunque, non separi quel che Dio ha unito

Il matrimonio non è un’istituzione creata dagli uomini, ma è stato creato da Dio. E Dio l’ha voluto indissolubile. Gli uomini poi col tempo l’hanno corrotto: adulterio, divorzio poligamia, omosessualità, libertinaggio e varie devianze, hanno allontanato gli uomini da questo modello che Dio ci ha lasciato. Ma che deve essere il modello di riferimento per ogni credente.

Tags:

Comments are closed